Il Senato ha dato il via libera definitivo al nuovo Decreto Flussi. Il decreto introduce cambiamenti significativi nella gestione delle persone migranti, tra cui un nuovo elenco di Paesi ritenuti “sicuri” — Bangladesh, Egitto e Marocco — e la secretazione dei contratti pubblici legati al controllo delle frontiere e alle operazioni di soccorso in mare.
Uno dei punti più controversi riguarda la competenza sulla convalida del trattenimento dei richiedenti asilo, che passerà dai tribunali specializzati alle Corti d’Appello. Inoltre, il nuovo decreto criminalizza ulteriormente le ONG che praticano soccorso in mare: è prevista tra l’altro la confisca definitiva delle navi che fanno soccorso, oltre ad aumentare in maniera importante le sanzioni economiche. Sarà, inoltre, ridotto da 60 giorni a 10 il termine entro il quale le ONG possono impugnare davanti al Prefetto il provvedimento di fermo amministrativo ottenuto in seguito al salvataggio di persone in mare.
Come Comitato 3 ottobre esprimiamo seria preoccupazione per la continua criminalizzazione delle ONG.
Criminalizzare le Ong provocherà solo più morti in mare. Le persone cercheranno sempre una vita migliore, è nella natura umana. Si sale su una barca pericolosa, quando il viaggio sembra meno rischioso rispetto a ciò che si lascia alle spalle. Come Comitato 3 ottobre continueremo a fare pressioni affinché le Ong non siano criminalizzate, continueremo a chiedere un'azione europea urgente e umanitaria, per evitare ulteriori morti in mare. Esempi di mancata assistenza in mare da parte degli Stati si verificano ogni giorno nel Mediterraneo. Il fatto che nessuno intervenga è una violazione del diritto alla vita e del diritto del mare, che obbliga gli Stati o le navi a soccorrere qualsiasi persona in difficoltà, indipendentemente dal suo status giuridico, e a portarla in un porto sicuro. Invece di concentrarsi sul contenimento della migrazione e sulla prevenzione delle partenze, aumentando i controlli alle frontiere e la capacità di paesi come la Tunisia, l’Egitto e la Libia, l’UE e i suoi Stati membri dovrebbero concentrarsi sull’evitare ulteriori perdite di vite umane in mare, aprendo percorsi legali e sicuri verso l’Europa.