Il 2024 del Comitato 3 ottobre

Il 2024 per il Comitato 3 ottobre è stato un anno denso di significato. Con il progetto "Semi di Lampedusa" abbiamo raggiunto oltre 115 istituti scolastici, incontrato più di 12.000 tra studenti e insegnanti, accendendo riflessioni profonde su temi cruciali per il nostro presente e futuro.

Ogni tappa è stata un’occasione per confrontarsi, raccontare le storie di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragedia della migrazione, seminare nei giovani il valore dell’empatia e della solidarietà e condividere strumenti e buone pratiche per continuare a costruire una cultura dell’accoglienza e dei diritti universali. A marzo abbiamo portato il nostro impegno al Parlamento Europeo, coinvolgendo studenti, docenti e testimoni per tenere alta l’attenzione sulla necessità di politiche più umane e inclusive.

Il 3 ottobre siamo stati a Lampedusa, per celebrare l’XI Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, con oltre 500 studenti presenti, per affermare – ancora una volta – la necessità di proteggere le persone e non i confini.

Un anno, il 2024, che purtroppo si conclude con oltre 1.600 bambini, donne e uomini annegati nel solo Mediterraneo centrale e quasi 21.000 persone in fuga intercettate in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica e costrette a rientrare in Libia. Allo stesso tempo, più di 12.000 persone sono state salvate in mare dalla flotta civile. Anche quest’anno abbiamo visto l’inasprimento delle politiche migratorie. I dati parlano chiaro: 13 fermi amministrativi di navi di soccorso civili in Italia, che hanno comportato 323 giorni di perdita di tempo per le operazioni di ricerca e soccorso e oltre 110.000 chilometri percorsi in più perché le navi di soccorso sono state assegnate a porti nel nord Italia. Un ulteriore sviluppo particolarmente allarmante è stata la recente “legge Flussi”, che consente il sequestro delle navi di soccorso e il divieto di volo per gli aerei civili di ricognizione da parte dell'Italia.

Come Comitato 3 ottobre abbiamo lottato nella convinzione che migrare non è e non sarà mai reato, che il soccorso non è e non sarà mai “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Non ci siamo mai stancati di ripetere che i diritti umani valgono anche nel Mediterraneo. Abbiamo chiesto all'Ue e ai suoi stati membri di adempiere al loro dovere di salvare le persone in mare con un programma europeo, coordinato dagli Stati di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

Il 2024 non è stato un anno privo di sfide: la chiusura del Museo del Dialogo e della Fiducia del Mediterraneo a Lampedusa [ndr. aperto attualmente con il nome Museo Archeologico delle Isole Pelagie], unico spazio espositivo al mondo dedicato alle vittime del Mediterraneo, ci ha particolarmente colpito, ma siamo andati avanti, continuando a dar voce “agli invisibili”. Ogni giorno abbiamo lottato affinché chi ha perso la vita in mare venisse identificato e non rimanesse “solo un numero identificativo”. Ci siamo battuti affinché i morti dei naufragi avessero una degna sepoltura. A maggio, infatti, a Caltagirone abbiamo proceduto alla posa della lapide con inciso il nome di Weldu Robel, una delle 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013, che per undici anni è rimasta priva di identità.

Grazie alla collaborazione con il Labanof, undici persone vittime del naufragio del 2013 sono state identificate e abbiamo facilitato oltre dieci colloqui e prelievi di DNA. Con la petizione “Dignità per le Vittime dell'Immigrazione in Europa!” abbiamo raccolto firme per l’istituzione di una banca dati europea del DNA e chiesto un sistema integrato per il conteggio delle morti in Italia e nel resto d'Europa. Una battaglia non ancora vinta, che continueremo nel 2025.

Anche se il 2024 è stato un anno sfidante, guardiamo al prossimo anno con fiducia, convinti che ogni incontro, ogni dialogo, ogni azione faccia la differenza.